Punire, e correggere
Non t'imbratterai mai le mani dell'altrui sangue, per non alzar grido di sanguinario, e crudele; e se farà mestieri un gran gastigo a tal'uno, e non vi sia enormità di fallo dove appoggiarlo, prattica in questa fatta. Punisci il suo figliuolo con un ordinario supplizio, che in altro evento gli avresti rilasciato, secondo il tuo stil consueto. Suo padre ne prenderà a brontolare, come offeso da quell'oltraggio: vuol farsi passar di nuovo sotto la sferza, perchè egli interamente ne sparli. Allora resosi contumace con più trascorsi di lingua, come reo di falli considerabili, avrai campo di punirlo a misura del termine prefissoti.
Avendosi a far co' giovani, questi dal gastigo medesimo prendon motivo di dare in iscartate peggiori. Devesi dunque usar qualche connivenza, ma di tali sfoghi, che saziino le lor voglie, non già che gliene accendano a trascorsi innumerabili: voglio dire, che sieno di que' falli, che van connessi, e concatenati in guisa che se lor chiuda gli occhi a' primi, per necessità passerebbono a' secondi.
Se fu casso di posto, o della tua Corte quel tale con rammarico universale degli altri, prorompi in doglianze, da propalarsi a tutti, pur'in fine esserti avveduto, che quanto disponevi a danno comune de' sudditi, tutto ti s'insusurrava agli orecchi da colui; e che d'ora in avanti andranno con miglior derrata gl'interessi di quei medesimi che ne piangon la caduta, e in conferma di questa voce fatta precorrere, danne corrispondevoli prontamente gli operati, come se per avventura licenziassi il maggiordomo, con isborsar incontanente alla servitù il consueto stipendio, darai agevolmente a conoscere, aver egli colpato in fare stentar le paghe nel passato.
Abbonda più che di buona voglia a far la giustizia su la pelle, e a costo altrui, senza tuo dispendio. Come se il tuo Governatore fa estorsioni a' sudditi, e per farsi teco bello, ti ragguaglia di quella nuova gabella (richiedendo così il ben pubblico) fatt'intendere a gli angariati vassalli, esser tuo sentimento, che essi sien risarciti de' sofferti gravami, con far anche, che il medesimo Governatore s'obblighi a qualche condizione onerosa, per soddisfazion comune.
In voler punir tal'uno, con lui medesimo consulta de' rimedj, gli saranno accettissimi quei, che egli stesso rinvenne, anzi da se medesimo si sentenzierà a qualche determinato supplizio. Sii nemico di troppo inquirere, e serra gli occhi per quanto si può, senz'altrui pregiudizio, astienti a tutto potere dagli oltraggi, e vilipendj di persone ben nate. Dagli lettere commendatizie per quel tuo Ministro, senza scrivervi il gastigo destinatogli; accennandolo per altro foglio, e messaggero.
Se vorrai ridurre a miglior senno un qualche traviato, sollevalo a carica donde punisca per necessità in altri quei medesimi falli, che egli commette; come se volessi far divenir sobrio un bevone; dagli podestà di tassare, e riscuoter le pene degli ubbriachi.
Se tal'uno troppo, e palesemente si umilj, per sottrarsi dal meritato gastigo, perdonagli; nè volerlo, come ridurre in disperazione, e a segno di resistere a qualsisia tuo punimento; potendoti contentar d'un mediocre gastigo. Dopo tal correzione aspettalo a penitenza, e vedi se migliora i suoi costumi. Innoltrandoti alla giustizia de' malfattori, non ti far vedere ostinato, e inflessibile al flagello, in guisa, che sol uditene le scelleraggini, sia per loro precludere ogni adito alla speranza. Anzi che affettatamente fatti apprendere, esser nato alla clemenza, e perdono.