Ettore uccide Patroclo già ferito a morte - (Iliade libro XVI, versi 783-822)
E Patroclo si lanciò con grida terribili
per tre volte sui Troiani simile ad Ares,
e per tre volte uccise nove uomini.
Ma quando hai tentato il quarto assalto
- e sembravi un dio - allora, Patroclo,
hai segnato la fine della tua vita! Febo
gli andò incontro nascosto da fitta nebbia
nella lotta feroce. Era tremendo, e Patroclo
non lo vide fra i soldati che si battevano.
Febo si mise dietro di lui e lo colpì alla schiena
e alle spalle con la mano distesa.
La vista di Patroclo si abbaglia. Poi Apollo
gli toglie dalla testa l'elmo
che cade risonando ai piedi dei cavalli.
Il cimiero si macchia di terra e di sangue.
Mai si era sporcato di polvere
quando copriva la fronte e la bella testa
del divino Achille. Zeus lo diede poi a Ettore
ormai vicino alla morte. E in mano do Patroclo
si spezzò la lunga, pesante, forte, acuta lancia.
Poi il dio tagliando la cinghia di sostegno
fece scivolare per terra lo scudo dalle sue spalle
e gli slegò i lacci della corazza. La sua mente
cominciò ad oscurarsi e il corpo a sciogliersi.
Si fermò smarrito e il dardano Euforbo di Pantoo
lo prese da vicino con l'asta in mezzo alle spalle.
Euforbo di Pantoo era il migliore fra i giovani
della sua età nel vibrare il bronzo,
nella corsa, nello scontro dalle bighe.
Appena imparò a combattere sui carri
precipitò venti soldati giù dai cavalli.
A te, Patroclo, lanciò l'arma per primo
e non ti uccise, anzi la strappò dalla ferita
e tornò correndo tra la mischia dei soldati.
Non ebbe cuore di affrontare il suo nemico
già senza armi. Patroclo colpito dal dio
e dalla lancia si ritirava intanto verso i compagni
per sfuggire alla Moira. Ettore appena lo vide
tornare indietro insanguinato gli andò vicino
in mezzo alle file e lo trafisse con la lancia
nella parte più bassa del ventre.
E stramazzò con rombo lugubre Patroclo
spaccando il cuore all'esercito acheo.